IL DISERBO CHIMICO

 

campagna diserbata

Campagna Diserbata

 

Simona Capogna: “Le parole che usiamo per co­municare ci aiutano a dare un significato alla realtà che ci circonda e determinano il modo in cui percepiamo gli eventi. Con l’au­mentare delle preoccupazioni ri­spetto all’inquinamento ambienta­le derivante dalla produzione agricola industriale, si è cercato di addolcire la pillola usando sempre più eufemismi per indicare i prodotti tossici utilizzati in campo. Così, il termine inglese pesticide diventa crop protection product, mentre in Italia si parla di prodotto fitosanitario, fitofarmaco, agrofarmaco.

Questo ha lo scopo di migliorare l’immagine negativa di tali prodot­ti, mostrando che essi svolgono una funzione protettiva/curativa nei riguardi delle coltivazioni…” Oggettivamente in certi casi non si hanno troppe alternative all’uso di fitofarmaci per contrastare il dilagare di insetti dannosi che distruggono in poco tempo interi raccolti. In moltissimi altri casi invece se ne fa un uso indiscriminato che non solo penalizza pesantemente l’ecosistema, ma contribuisce massicciamente alla divulgazione di patogeni sempre più resistenti che ovviamente per essere debellati costringono i ricercatori a trovare prodotti pericolosamente impattanti…

In questo blog vorrei parlare di diserbo chimico perchè sono profondamente convinto che sia una vera peste e ricerche indipendenti come ad esempio quella del francese Gilles-Eric Sera­lini dell’università di Caen uscita nel 2005 sull’ Environmental Health Perpeclive, hanno reso il caso di pubblico dominio. Qui si mostravano gli effetti tossici del glifosate (l’erbicida più usato anche in Italia) sugli embrioni e sulle cellule della placenta umana, con un esposizione di appena 18 ore e concentrazioni più basse di quelle usate spesso in agricoltura.

“Il principale imputato è il glifosate e la sua tossicità, ma da qualche anno a questa parte si sta cominciando a profilare anche l’ipotesi che nei campi ogm irrorati con questo di­serbante la causa delle malattie de­generative, degli aborti e della di­struzione dei raccolti, chiamata «sindrome da morte improvvisa», possa essere un nuovo patogeno pericolosissimo. A sostenere questa idea è il fitopatologo di fama mon­diale (Purdue University) dottor Don Huber, che il 17 gennaio 2011 ha inviato una lettera al diparti­mento americano dell’agricoltura chiedendo una moratoria sugli ogm. Dal momento che i risultati della ri­cerca non sono stati ancora pubbli­cati e sembrano ancora un po’ ne­bulosi, è necessario attendere ulteriori conferme scientifiche: si parla del patogeno come una «nuo­va forma di vita», senza alcun det­taglio.

Altre ricerche successive hanno più volte evidenziato che il glifosate, seppur diluito un migliaio di volte, provoca la morte delle cellule embrionali, e quindi malformazioni, aborti, problemi ormonali e riproduttivi, nonchè differenti tipi di cancro. “Sugli uomini il glifosate provoca parecchie reazioni organiche, che a loro volta «possono contribuire alla genesi della maggior parte delle malattie e condizioni associate a una dieta occidentale: disturbi quali la celiachia, l’obesità, il diabete, ma anche malattie cardiache, depressione, autismo, sterilità, cancro e morbo di Alzheimer”. E ancora: «Il prodotto può interferire con la frammentazione delle proteine complesse, lasciando masse di cereali nell’intestino umano che poi innescano una risposta autoimmune, portando a difetti nel rivestimento intestinale che sono caratteristici dei pazienti celiaci».

 

A questo punto, scoperti i giochi, ci aspetteremmo un bando immediato del glifosate, invece sarà difficile liberarci di questa molecola: nella “sostenibile” Europa il riesame era previsto per il 2012 ma è probabile che, a causa di ritardi e di leggi ad hoc, questo venga posticipato al 2030… “

Applicazioni dell’erbicida glifosate in Italia:

  • diserbo di ortaggi (carciofo, asparago, fava, pisello, fagiolino, pomodoro,
    melanzana, carota), patata, barbabietola da zucchero, mais, soia, erba me-
    dica, prati, rosa;
  • diserbo di incolti (sedi ferroviarie, argini di canali, fossi e scoline, aree ru-
    rali e industriali, aree ed opere civili).
  • diserbo di terreni senza coltura, prima o dopo la coltivazione di ortaggi,
    barbabietola da zucchero, frumento, orzo, segale, avena, mais, riso, soia,
    prati, vivai;
  • diserbo di colture arboree: agrumi, mandorlo, noce, melo, pero, drupacee,
    vite, olivo;
  • diserbo di vivai e semenzai di floreali, ornamentali, forestali e pioppo.

 

COSA CI STA ACCADENDO?

Da contadino mi rendo conto che non sia facile certe volte far quadrare i bilanci di un’azienda agricola: troppe variabili, a parte le condizioni atmosferiche, spesso compromettono la produzione e quindi rendono necessari certi accorgimenti per far tornare i conti…Non mi riferisco in questo caso specifico  a chi  commercializza prodotti sofisticati e di dubbia provenienza (cosa purtroppo consueta in particolare in olivicoltura!), ma a chi sceglie la strada “facile”del diserbo chimico pensando magari, per semplice ignoranza, che sia il danno minore…Non è proprio così e quello che avete letto sopra lo sintetizza in modo piuttosto incontestabile.

Per essere, come di mia consuetudine, propositivo e non accusatore, vorrei quindi divulgare alcune riflessioni che iniziai a fare con mio padre nel lontano 1998, dopo la semplice osservazione di fatti facilmente constatabili  anche oggi da chiunque non si muova con i paraocchi. Faccio una premessa: nel 1995 mio padre fu colpito da una  grave ischemia e smise praticamente di coltivare, delegando ad altri la coltivazione delle nostre terre. Iniziò per qualche anno anche da noi l’era del diserbo, metodo facile e rapido che soppiantò sistematicamente le normali pratiche di mio padre: sfalcio manuale, fresatura del terreno, pacciamatura organica e altro. Per i primi anni anche noi ne eravamo entusiasti, mio padre era affascinato dalla rapidità con cui si risolveva il “problema erba”evitando lunghi mesi di duro lavoro, uno sballo! Evviva il diserbante! Che grande invenzione!  Anche io, studentello fino ad allora poco avezzo alle frequentazioni dei campi, ero contento perchè finalmente, fra l’altro, erano inspiegabilmente spariti tutti quei ragni fastidiosi che mi prendevo sempre in faccia! Poi però ecco le riflessioni di cui parlavo prima:

  • Stava sparendo la biodiversità (presenza di specie erbacee) E sappiamo che la vitalità e la produttività degli ecosistemi, compreso quello agricolo, dipendono dalla ricchezza di specie che è in grado di accogliere. L’abbandono del diserbo chimico – che in viticoltura è in diminuzione – va contemplato dagli agricoltori soprattutto in questa direzione».
  • Stavano sparendo ragni, lumache (che ricordo quelle giornate passate con i nonni a raccogliere borsate di lumache da cucinare con prelibati condimenti!) e altre specie molto utili all’equilibrio dell’ecosistema
  • Stavano crollando i muretti a secco dei terrazzamenti, dilavati dalle acque non più contenute dal cotico erboso.
  • Stavamo semplicemente contribuendo ad una bruttura ambientale che non sapevamo ben quantificare scientificamente, ma avevamo, guardando quelle fasce rosso-giallognole, la netta, spiacevole sensazione di fare qualcosa che non andava fatto, stavamo “cambiando il colore delle stagioni”!
campangna non diserbata

Campagna trattata con tecniche ecosostenibili

CHE FARE?

Fare scelte consapevoli è l’unica strada: da quelle riflessioni nacque l’esigenza di studiare soluzioni nuove, di non voler più prestare il fianco a nuove abitudini che rischiavano di dare un contributo salato all’irrimediabile contaminazione di quella terra (e delle falde!) su cui avevano sudato i miei nonni e sui avrebbero giocato i miei figli…Non mi dovevo dimenticare che c’è sempre un piano B per non omologarsi e per fare meglio. Decisi allora di approcciare il cosiddetto regime di “riduzione concimi e fitofarmaci” che mi voleva sempre più attento nella ricerca dei metodi per ridurre l’impatto chimico a favore di coltivazioni ecosostenibili. Grazie agli aiuti dei Piani di Sviluppo Rurale comprai ogni mezzo meccanico necessario ad evitare l’uso sistematico del diserbo (trincia arbusti, cippatore, ecc), portai ad oltre il 90% (cosa rara  in Liguria) la mobilità interpoderale, favorendo l’accesso ai trattori anche nelle zone più impervie, proprio per poter “coltivare e non diserbare”. In pochi anni la situazione migliorò nettamente, tornò la biodiversità, triplicò la sostanza organica, furono ricostruiti i muretti crollati e si respirava un’aria diversa…anche qui, come nella mia “Naturopostura”, la CONSAPEVOLEZZA STAVA DIVENTANDO BELLEZZA!!!

Quindi, e lo dico soprattutto alle nuove generazioni, non adeguiamoci al sistema che vuole soluzioni facili, un guadagno immediato senza riflettere alle conseguenze, difendiamo idee diverse, idee che sotto certi versi vengono ritenute antieconomiche, addirittura “pazze”, ma sono invece l’unica strada per sentirsi vivi su una terra viva. E la bellezza è raccogliere una pesca o una pera e metterla in bocca senza neppure lavarla, guardando con soddisfazione quelle imperfezioni che sul mercato t’impediscono di monetizzare, ma ora, in questo momento, hanno un sapore impagabile e indescrivibile, e questo solo conta!

E l’uliveto di Marta ora è addirittura biologico, perchè un po’ alla volta si cammina cercando di fare sempre meglio, senza scelte subito radicali, ma pensate e ponderate. Facciamo la nostra parte, con la coscienza a posto, evitando almeno il peggio, ed il peggio è proprio il diserbo perchè annienta il territorio anche a livello di immagine. Non si può oggi fare agricoltura consapevole senza il connubio con il turismo, ma il turismo ha bisogno prima di tutto dei suoi colori naturali, dell’erba verde e non giallognola e secca anche in primavera!

E tu consumatore apri gli occhi, anche a te competono scelte consapevoli per mantenere la bellezza della terra su cui cammini e vivi: non accontentarti sempre e solo di una differenza di prezzo perchè così mi uccidi e uccidi chi ci crede ancora in un mondo diverso, leggi la mia etichetta, ma poi vieni sulla mia terra e constata se quelle che ti racconto sono solo storie…questo non solo è tuo diritto, ma anche tuo dovere, perchè ognuno di noi è sempre responsabile delle sue scelte e prima o poi ne raccoglierà i frutti….